Prefazione al libro, di Luigi Bobba
RUNTS, il suono onomatopeico dell’acronimo, non è dei più aggraziati, ma il Registro unico del Terzo settore rappresenta un cardine della Riforma che interessa potenzialmente alcune centinaia di migliaia di associazioni, fondazioni, organizzazioni di volontariato, Onlus, cooperative e imprese sociali.
Avviato alla fine del novembre 2021, è stato finora popolato attraverso tre diverse operazioni. Innanzitutto, mediante la trasmigrazione delle Odv e delle Aps iscritte nei pregressi registri regionali: sono circa 86.000 su 88.000 le organizzazioni i cui dati sono già presenti nel RUNTS. La seconda trasmigrazione ha riguardato invece le imprese sociali iscritte in una sezione speciale del Registro delle imprese tenuto dalle Camere di Commercio: più di 22.000 imprese sociali sono andate a popolare il RUNTS. Infine circa 4500 nuovi enti del terzo settore (cioè non iscritti a nessuno dei vecchi registri) hanno bussato alle porte del RUNTS per poter entrare nella nuova “casa comune” del Terzo settore. Per ora gli uffici regionali ne hanno accolti circa 1500.
Dunque, dopo questi primi quattro mesi, sono circa 110.000 gli Enti di Terzo settore presenti nel nuovo Registro e il flusso delle nuove domande è in continua crescita; segno che la strada individuata dalla Riforma comincia ad essere conosciuta, apprezzata e frequentata. Il Registro è infatti un cardine della riforma, perché gli enti che sono già presenti o che vi accederanno debbono possedere le caratteristiche distintive indicate nel Codice del Terzo settore.
Ad operazione completata, il nuovo Registro dovrebbe produrre tre diversi risultati. Innanzitutto, affermare un principio di trasparenza per cui sarà possibile alle istituzioni, ai cittadini e alle imprese conoscere la carta d’identità di ciascun ente del terzo settore. Come avviene oggi per il Registro delle imprese, a partire da metà maggio, sarà possibile infatti accedere ai dati essenziali degli enti del terso settore che si saranno nel frattempo iscritti. In secondo luogo, le istituzioni che hanno il compito costituzionale di favorire lo sviluppo degli enti di terzo settore nello svolgimento di attività di interesse generale, potranno avere a disposizione uno strumento aggiornato ed affidabile per conoscere a chi vanno attribuiti i molteplici benefici disposti dalla Riforma.
Infine, il Registro consentirà di monitorare in modo costante l’evoluzione del Terzo settore italiano: un osservatorio aggiornato a disposizione del legislatore che potrà così integrare o correggere la complessa riforma varata nel 2017. Dunque, se nell’avvio vi sono state alcune difficoltà e la digitalizzazione completa della procedura ha creato un po’ di disagi e resistenze, alla fine ne guadagneranno sia gli enti del Terzo settore e le loro reti di rappresentanza; sia i cittadini, volontari e donatori; e sicuramente le istituzioni nel loro insieme. Insomma un risultato con il segno più per l’intero Paese.