In arrivo l’autorizzazione europea per il fisco del Terzo settore

[di Gabriele Sepio, pubblicato in «Il Sole 24 Ore» di sabato 14 dicembre 2024, pag. 28]

Terzo settore e autorizzazione europea. Una attesa che stando anche alle rassicurazioni del  Vice-ministro del lavoro con delega al Terzo settore, Maria Teresa Bellucci, dovrebbe essere ormai giunta all’ultima fase, anche in conseguenza dell’intensificarsi degli scambi con Bruxelles. In ogni caso pur a fronte della richiamata accelerazione della procedura autorizzatoria i tempi di entrata in vigore delle nuove disposizioni non potranno che coincidere con il 1 gennaio 2026. Data particolarmente importante, dunque, per il non profit che comporterà la necessità, a partire dal prossimo anno, per molti enti di preparare il terreno iniziando a valutare le opzioni legate alla introduzione dei nuovi istituti. Aspetto questo particolarmente rilevante per le circa 20 mila ONLUS che risultano ancora iscritte nella rispettiva anagrafe. Quest’ultima, infatti, laddove fosse rispettata la tempistica indicata,  cesserà definitivamente la propria operatività a far tempo dal 1 gennaio 2026, assegnando tre mesi di tempo agli enti iscritti per individuare la sezione del Registro unico del terzo settore più idonea. In caso contrario scatterà l’obbligo di devolvere tutto il patrimonio accumulato dopo l’assunzione dalla qualifica di ONLUS. 

L’introduzione delle misure fiscali dopo il vaglio UE segnerà un decisivo mutamento nei criteri di qualificazione fiscale delle attività di interesse generale, inquadrando tra le attività non commerciali anche quelle che consentono di realizzare un avanzo di gestione non superiore al 6% per tre esercizi consecutivi. Uno scenario destinato a favorire lo sviluppo di un quadro fiscale coerente con i principi eurounionali e con la crescita degli enti del terzo settore. Questi ultimi fin troppo abitati purtroppo a subire le conseguenze delle procedure di infrazione (vedi articolo nella pagina)  a dispetto di uno scenario tributario più stabile. 

I numeri crescenti delle imprese sociali, che salgono di quasi il 30% su base annua, esprimono una certa aspettativa per il cambio di passo che segnerà l’autorizzaizone UE rispetto a questa categoria di enti. Certamente un primo aspetto da considerare è l’introduzione, per la prima volta, di un regime fiscale ad hoc, con la possibilità di defiscalizzare gli utili destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o ad incremento del patrimonio. Ad aumentare l’appeal delle imprese sociali vi sarà anche l’introduzione di appositi incentivi per gli investitori, modellati su quelli previsti per le start-up innovative. Se l’apporto di capitale arriva da una persona fisica sarà riconosciuta una detrazione pari al 30% dell’investimento fino ad 1 mln di euro per periodo d’imposta. Per i soggetti IRES il limite massimo è di 1 mln e 800 mila euro con possibilità di dedurre il 30% dell’investimento. 

Molta attesa anche per i nuovi strumenti di finanza sociale. I c.d titoli di solidarietà daranno la possibilità agli istituti di credito di effettuare raccolte allo scopo di finanziare progetti degli enti del terzo settore riservando agli investitori il medesimo trattamento fiscale previsto per i titoli di stato, con applicazione dell’aliquota del 12.5%. Un segnale importante che, tramite la misura fiscale, evidenzia l’importanza del lavoro svolto dagli enti del terzo settore a favore della collettività. 

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