Roma 22 novembre. Tra sostenibilità, etica, responsabilità sociale e profitto c’è uno spazio che ha una sua dignità e che le aziende italiane stanno riempiendo e inserendo nelle loro agende: il volontariato di competenza. Uno spazio ancora in bianco e nero, ma che può avere effetti catalizzatori sulla produttività e crescita dei collaboratori, sulla competitività dell’organizzazione, sulla reputazione e sulla massimizzazione degli utili. Parola delle aziende che hanno implementato il volontariato di competenza.
Il volontariato di competenza è un’innovazione sociale che consiste nel “prestare” le competenze professionali dei dipendenti agli enti del Terzo settore, al fine di colmare quei gap strutturali in termini di skill tecniche che le realtà associative e del volontariato ancora lamentano. Il risultato consiste nel far diventare l’universo associativo sempre più professionalmente capace nel realizzare servizi e attività di interesse generale. Di fatto un patto di comunità, dove a vincere è l’economia sociale.
Ma quante sono le aziende in Italia capaci di siglare questo patto?
“Il volontariato di competenza non è ancora molto strutturato nelle aziende italiane – dichiara Luigi Bobba, Presidente di Terzjus -, infatti secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, che ha interpellato oltre 80.000 imprese, solo il 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti ha offerto al proprio personale l’opportunità di svolgere il “volontariato di competenza”. Ma oltre il 21% di queste imprese è potenzialmente interessato a svilupparlo. E, proprio alle aziende con queste caratteristiche sono dedicate misure fiscali premianti che consentono di dedurre fino al 5 per mille del costo dei dipendenti impegnati in attività di volontariato di competenza a favore di enti del terzo settore. Per questo il premio “volontari@work” – conclude Bobba – potrebbe essere un circolo virtuoso in grado di incoraggiare la collaborazione tra aziende profit ed enti non-profit del Terzo Settore; non a caso uno dei criteri di valutazione che la Giuria dovrà valutare è, oltre all’impatto e alla misurabilità del progetto in termini di risultati conseguiti internamente ed esternamente, la replicabilità dell’iniziativa.
Il lancio del progetto è stato possibile grazie all’iniziativa del Presidente della XI commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati. “Sono ben lieto di sostenere quello che ritengo un progetto molto virtuoso – dichiara l’on. Walter Rizzetto, Presidente della Commissione XI della Camera – che ha l’obiettivo di favorire delle sinergie tra le aziende e il settore non profit, consentendo un arricchimento reciproco: il volontariato acquisirebbe quelle competenze professionali di cui necessita per offrire servizi di qualità, mentre le imprese otterrebbero un importante riconoscimento in termini di responsabilità sociale ed etica, a beneficio della produttività, offrendo ai propri dipendenti l’opportunità di mettere a disposizione il proprio know how per la collettività. Tale collaborazione – conclude Rizzetto – potrà dare importanti risultati nell’ambito del welfare aziendale che ritengo debba essere sempre più valorizzato.”
La giuria che valuterà i vincitori è coadiuvata da Sara Vinciguerra, responsabile comunicazione di Terzjus, ed è composta da Riccardo Bonacina, giornalista di Vita, Maria Carla De Cesari, caporedattrice de Il Sole 24 ore, Claudio Gagliardi, Vicesegretario Generale Unioncamere, Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo Settore, e Alessandro Lombardi, Direttore Generale Terzo Settore Ministero del Lavoro ed è presieduta da Luciano Violante. Presidente della Fondazione Leonardo.
Il premio ha ricevuto il patrocinio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di Unioncamere e si avvale del contributo non condizionato di Fondazione Roche
Da oggi le aziende con più di 50 dipendenti potranno candidarsi al premio, inserendo il proprio progetto su www.terzjus.it , c’è tempo fino al 19 gennaio 2024.