«Che c’azzecca?» avrebbe esclamato un noto pubblico ministero, diventato poi Ministro e leader di partito. Appunto che c’azzecca con il 5 per mille il disegno di legge proposto al Senato dallo stato maggiore della Lega e approvato il 9 giugno 2021 da tutte le forze politiche con la sola astensione del gruppo del PD e di Leu? Mentre si tessevano le lodi del Terzo settore per la sua capacità di alimentare la rete della solidarietà al fine proteggere i cittadini più fragili di fronte alle pesanti conseguenze della pandemia si approvava una proposta che, se fosse approvata in via definitiva anche alla Camera, andrebbe a depauperare Il fondo dedicato al 5 per mille.
Sulla carta e in astratto, l’intento dei proponenti potrebbe anche essere condivisibile – alimentare il fondo per l’assistenza del personale di tutti i corpi dello stato (Polizia, Carabinieri, Finanza, Guardie carcerarie oltreche’ Esercito, Marina e Aereonautica) – ma il provvedimento appare del tutto disallineato con la recente riforma del terzo settore e per di più sottrarrebbe agli ETS significative risorse quali sono quelle del 5 per mille. Risorse peraltro gia’ oggi insufficienti per assicurare che ai beneficiari arrivi effettivamente quel 5 per mille della tassazione dovuta, destinato dal contribuente proprio alle organizzazioni non profit e comunque agli enti che perseguono finalita’ di interesse generale nel campo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria. Insomma un piccolo assalto alla diligenza,seppur vestito con nobili intenzioni.
Il provvedimento,ora in discussione alla Camera (AC 3157) appare del tutto contraddittorio non solo con l’ispirazione originaria del 5 per mille – innovativo istituto introdotto nel 2006 in via sperimentale, come applicazione del principio della sussidiarietà fiscale, dall’allora ministro del Tesoro, Giulio Tremonti; ma ancor di piu’ con la recente legislazione, in particolare con il Dlgs. 111/2017 e il Dpcm del luglio 2020. In entrambi i provvedimenti, il legislatore e il Governo hanno incardinato il 5 per mille nella più generale cornice della riforma del terzo settore e del Codice ad essa connesso. Cosicchè quelle risorse – 500 milioni – faticosamente ottenute e stabilizzate con la legge di bilancio del 2015 (anche grazie ad una efficace campagna di stampa promossa da Vita) vengono chiaramente destinate agli Enti iscritti al neonato Registro del terzo settore,agli enti senza scopo di lucro della ricerca scientifica e dell’Università, agli enti di ricerca sanitaria, al sostegno alle attività sociali dei Comuni di residenza del contribuente nonché alle Asd riconosciute dal Coni che promuovono lo sport tra i minori e gli anziani.
Un universo composto da circa 69.000 enti accomunati non solo dal non avere finalità lucrative,ma altresì dal perseguire finalita civiche, solidaristiche e di utilità sociale svolgendo attività di interesse generale individuate dall’art. 5 del Codice del terzo settore. In tal senso, il legislatore ha voluto non solo rispettare ma valorizzare il principio di sussidiarietà fiscale per cui lo stato rimette nelle mani del contribuente la facolta’ di decidere a chi destinare una quota parte – il 5 per 1000 appunto – della tassazione dovuta, vincolando però tale destinazione ai criteri prima richiamati. Dall’esame del testo approvato dal Senato, le norme contenute appaiono del tutto estranee a queste recenti disposizioni legislative sia perchè si destinano non a soggetti della sussidiarietà orizzontale, ma a Corpi dello stato le risorse del 5 per mille; sia perchè si introduce la possibilità di avere anche dei beneficiari di tipo individuale, quali sono ” i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per cause di servizio o in servizio”, meritevoli, secondo il disegno di legge, di sostegno e assistenza. Ci sarebbe altresì da domandarsi perché scegliere solo questi destinatari colpiti da eventi luttuosi o comunque dannosi per le persone e non, per esempio, i familiari deceduti per Covid o a causa di morte sul lavoro. È evidente che nel momento in cui ci si disancora sia dal principio del sostegno agli enti espressivi della sussidiarietà orizzontale, sia dalle finalità/ attività di interesse generale, si produce uno strappo normativo foriero di palesi ed evidenti contraddizioni.
Quindi per gli Enti del terzo settore, specialmente per le organizzazioni di volontariato che si reggono prevalentemente su donazioni e 5 per mille, il rischio di una nuova tegola è incombente. Scelta ancor più irragionevole se si pensa che dallo scorso anno,in forza dei provvedimenti della Riforma del terzo settore, i tempi di erogazione delle risorse ai beneficiari sono stati dimezzati da due anni ad uno solo.
Ebbene non riusciamo a comprendere se il Senato, approvando questo disegno di legge, abbia ignorato quanto disposto negli anni precedenti o se invece intenda del tutto stravolgere i caratteri tipici dell’istituto del 5 per mille. Infatti nel citato disegno di legge – ora incardinato alla Camera (AC 3157) – si intende destinare il 5 per mille anche per il «finanziamento del fondo di assistenza per il personale in servizio del Corpo di Guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di Polizia penitenziaria o dell’Esercito o della Marina militare o dell’Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l’assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio».
E qui, pur apprezzando la meritoria opera che questi molteplici corpi dello Stato assicurano nel mantenimento dell’ordine pubblico, nella sicurezza delle nostre comunità e nella difesa della Patria, torna prepotente la domanda iniziale: che c’azzecca con il 5 per mille? Con la sussidiarietà fiscale e con le finalità di interesse generale? E allora perché non finanziare il fondo di assistenza del personale scolastico, della sanità o della giustizia? Sono meno meritevoli? È palese la contraddittorietà di tale disposizione che diventa ancor più esplicita nella parte conclusiva del comma, che destina le risorse del 5 per mille a dei beneficiari individuali (i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio).
Giova infine ricordare che nell’elenco delle associazioni beneficiarie del 5 per mille vi sono quasi un centinaio di associazioni collegate ai diversi corpi dello Stato (Polizia, Carabinieri, ecc.) che già oggi possono correttamente utilizzare le risorse del 5 per mille destinate dai contribuenti per sostenere le loro finalità tipiche. Insomma davvero un bel pasticcio (per usare un eufemismo), non solo perché non si riuscirebbe a raggiungere lo scopo dichiarato (per l’esiguità delle risorse disponibili); ma si produrrebbe un grave danno agli Enti del Terzo settore, considerato che il Fondo di 500 milioni, seppur leggermente ora incrementato a 525, verrebbe depauperato al punto tale da non poter più coprire tutte le opzioni esercitate dal contribuente. C’è da sperare – visto che il bicameralismo non è stato abolito – che la Camera blocchi l’iter di questo dannoso disegno di legge e che, contestualmente, destini maggiori risorse a tutti quei soggetti che sono deputati alla tutela e sicurezza dei cittadini.