Sintesi del Terzjus Report 2023 sullo stato e l’evoluzione del diritto del terzo settore in Italia. “Dalla regolazione alla promozione”

Più di 116.000 gli enti iscritti al Registro Unico del Terzo settore; di questi quasi 22.000 sono “nuovi iscritti”; circa 5000 le “nuove” imprese sociali, nate o qualificatesi tali, dalla fine del 2017 ad oggi. Questa una sintetica fotografia dello stato di avanzamento del RUNTS, lo strumento cardine previsto dal Codice del Terzo Settore e avviato con decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (MLPS) nel novembre 2021.

Con una complessa operazione, si è passati da più di 50 registri ad un unico strumento di regolazione amministrativa, il RUNTS, che consente agli ETS iscritti di accedere ai diversi benefici previsti dalla riforma. Tutto bene dunque? Il quadro presenta luci ed ombre, anche se va detto che i decreti e le procedure relative alla nuova regolazione sono ormai quasi completati. Manca invece all’appello l’autorizzazione comunitaria su alcune norme fiscali che prevedono un trattamento più favorevole per le attività degli Enti del Terzo Settore.

Per più dei due terzi di 449 enti nuovi iscritti al RUNTS – che hanno partecipato alla survey RIM 2023, realizzata dalla Fondazione Terzjus in collaborazione con Italia non profit – l’iscrizione al Registro rappresenta un’opportunità da non perdere e solo per un quarto un mero adempimento burocratico. Diversamente dalla survey del 2021 e del 2022, la conoscenza delle principali opportunità previste dal CTS (cinque per mille, detrazioni/deduzioni per le erogazioni liberali, accesso a bandi riservati, rapporti collaborativi con la PA, agevolazioni fiscali, ecc….) è notevolmente migliorata e, tra il 20% e il 50% dei rispondenti, afferma di averne già beneficiato.

Alla domanda “Come sta il Terzo settore dopo la riforma”, rispetto ad analoga indagine del 2022, il gruppo dei “prudenti” (più del 40%) rimane stabile così come quello degli “scettici”, mentre sono in netto calo i “critici”. Resta comunque un’area di “incerti” (16,5%) che non ha un giudizio chiaro sugli effetti della riforma e sull’iscrizione al RUNTS.

Per la prima volta, il Terzjus Report ha provato a tirare le somme relativamente a due delle opportunità messe a disposizione degli ETS fin dal 2018. La prima riguarda il “Fondo per il sostegno delle attività e servizi di interesse generale” per il quale sono stati impegnati a livello nazionale tra il 2017 e il 2020 più di 110 milioni di euro. Le risorse sono state quasi interamente assegnate e rendicontate e lo scarto tra gli importi assegnati e quelli rendicontati è di poco superiore al 5%. Dunque, la finalità promozionale dell’art. 72 del CTS sembra essere quasi pienamente conseguita.

 La seconda opportunità è legata invece alle norme circa le detrazioni e le deduzioni relative alle erogazioni liberali effettuate dai contribuenti verso gli Enti del Terzo settore. Ebbene, dai dati forniti dal MEF – Dipartimento delle Finanze, risulta che solo una piccola quota di contribuenti, (tra il 2 e il 2,4%) con tassazione positiva (negli anni 2019, 2020 e 2021), si avvale delle detrazioni fiscali sulle donazioni effettuate. La stessa percentuale la troviamo anche dall’analisi di circa 1.300.000 dichiarazioni dei redditi di contribuenti che si sono rivolti al Caf Acli sempre nel trienno 2019/2021

Ma, ecco la novità: il numero totale di questi contribuenti/donatori mostra un  incremento tra il 2019 e il 2021 (+5%), e cresce anche l’importo medio della donazione (+ 40% ) sempre nel periodo considerato. È probabile che l’incremento della quota di detrazione dal 26 al 30% per tutti gli ETS (e 35% per le sole Odv), nonostante l’anno orribile del Covid, abbia favorito questo maggior flusso donativo in particolare, verso le Odv, ma più in generale verso tutti gli ETS che sono stati capaci di attrarre nuovi e vecchi donatori. Premiata anche la possibilità di dedurre l’importo donato dal reddito imponibile anziché utilizzare la detrazione. Infatti, se si considerano i 32.000 contribuenti /donatori che hanno effettuato la dichiarazione dei redditi presso il Caf Acli, si osserva che l’utilizzo della deduzione e’ cresciuto del 3% sia nel 2020  sia nel 2021.

La chiave di lettura dell’intero Rapporto – Dalla regolazione alla promozione – ha preso poi la forma di “un pentagono” di proposte rivolte in particolare alle istituzioni preposte ma anche agli ETS.

La Fondazione apprezza e condivide l’operazione che il MLPS, insieme con il Consiglio nazionale del terzo settore, ha messo in campo per una manutenzione, correzione e integrazione dell’attuale normativa sia primaria che secondaria. Un lavoro che dovrebbe sfociare in un prossimo decreto Semplificazioni” con l’obiettivo di snellire i processi e alleggerire le procedure in particolare per gli ETS di minori dimensioni.

Nella parte conclusiva del  Rapporto, la Fondazione Terzjus prova a mettere l’accento sulla dimensione promozionale della riforma, rimasta in parte in ombra ma decisiva per raggiungere l’obiettivo di rafforzare, qualificare e estendere le reti associative, volontarie, filantropiche e di imprese sociali presenti nel Paese.

Sul primo lato del “pentagono” troviamo la leva fiscale. Qui, oltre a condurre in porto l’interlocuzione con la Commissione Europea per l’ottenimento dell’autorizzazione comunitaria, si richiama anche una nuova opportunità: quella di tradurre in norme operative alcuni principi di delega contenuti nella riforma del fisco da poco varata dal Governo – relative alle imposte dirette, al regime IVA e all’IRAP per gli enti del Terzo settore.

In secondo luogo, considerando il trend positivo – tra il 2019 e il 2021 – sia del numero dei contribuenti/donatori che dell’importo medio dalle donazioni, sembra ragionevole rafforzare l’incentivo fiscale previsto per le erogazioni liberali in modo da indirizzare una maggiore quota di risorse donative verso gli ETS.

Analogamente – senza alcuna modifica normativa – il Governo potrebbe promuovere l’utilizzo di due strumenti già pienamente in vigore: il 5×1000 cercando di raggiungere con una campagna promozionale il 44% di contribuenti con tassazione positiva che non si avvolgono di tale facoltà; dall’altro, dare un

robusto sostegno al “Social Bonus” in modo da supportare gli ETS che decidono di rimettere a nuovo immobili pubblici inutilizzati o confiscati alle mafie per destinarli ad attività di interesse generale. Il ritardo dell’avvio di tale strumento promozionale, in ragione della formidabile leva fiscale di cui possono godere le donazioni finalizzate a tale scopo, dal 2018 ad oggi ha comportato una “perdita” per gli ETS di circa 150 milioni di risorse, specificamente appostate nella dotazione finanziaria della legge di riforma. Infine, gli ultimi due lati del “pentagono”. Il primo: per rendere meno arduo l’utilizzo degli istituti “dell’Amministrazione Condivisa”, si potrebbe modificare l’art. 15 della legge 241/90 in modo da dare uno statuto generale ai rapporti collaborativi tra PA e ETS in nome dell’interesse comune, ovvero quello della comunita’. Il secondo: con l’ormai prossima approvazione della Raccomandazione sull’Economia sociale da parte del Consiglio Europeo (prevista prima di fine anno), sarà di particolare importanza che il Governo italiano – sotto la guida del MLPS – predisponga entro il 2024 un Piano strategico nazionale per il rafforzamento e lo sviluppo dei soggetti dell’Economia Sociale del nostro Paese con l’obiettivo di promuovere buona occupazione e inclusione sociale.

E’ possibile scaricare il pdf del Terzjus Report 2023 dal sito di Terzjus nella sezione dossier: https://terzjus.it/rapporto/

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