Sono 18.881 le imprese sociali iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese (al netto di quelle in fallimento o in liquidazione). Il numero lo si ricava dai dati forniti da Infocamere che sono in fase di condivisione con il RUNTS, in cui è presente un’apposita sezione (“d”) per le imprese sociali così come individuate dal d.lgs. 112/2017. Da allora è possibile, a tutte le tipologie di società (esclusa la ditta individuale) e anche alle fondazioni ed associazioni, assumere la qualifica di “impresa sociale” con i vincoli e i benefici connessi. La stessa qualifica viene attribuita ex lege anche alle cooperative sociali (e loro consorzi) costituite ai sensi della l.381/91. Sono altresì iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese anche le Società di mutuo soccorso (325), i cui dati però verranno inseriti in un’altra sezione del RUNTS.
Tutti questi soggetti andranno progressivamente a popolare il RUNTS, facendo parte della più generale famiglia degli Enti di Terzo settore anche se con una disciplina specifica e distintiva.
Il dato più interessante che balza agli occhi sono le nuove nascite e/o nuove iscrizioni alla sezione speciale delle imprese sociali. Intanto, a partire dal 20 luglio 2017, data di entrata in vigore del d.lgs. 112, le nuove nascite più le nuove iscrizioni assommano a 2781 soggetti, di cui 1491 sono cooperative sociali (e loro consorzi) e 1290 sono invece soprattutto Srl (ed altre società di capitali) e coop. non sociali. Ecco la prima novità: nonostante non siano ancor in vigore le norme di maggior favore fiscale per le imprese sociali – ovvero la deducibilità del 30% del valore del capitale sottoscritto e zero tasse per gli utili interamente reinvestiti – si registra una certa effervescenza nelle nuove nascite. Ciò è riferito in particolare a tutte le forme di impresa sociale diverse dalle cooperative sociali; infatti, se nel 2017, le cooperative sociali rappresentavano più del 90% delle nuove imprese sociali, nel 2021, il rapporto si è invertito. Su un totale di 500 nuove nascite, solo il 40% sono cooperative sociali; il 60% sono invece le “nuove” imprese sociali (ovvero le imprese sociali diverse dalle cooperative sociali). Il segmento che ha conosciuto la maggior crescita sono le Srl che, dal 2017, sono quasi raddoppiate. Va anche notato che l’attrattività della qualifica ha interessato anche le coop non sociali già costituite prima del 2017, in quanto, ad oggi, più di 550 hanno chiesto il riconoscimento della qualifica di impresa sociale. In sintesi: questi primi risultati sembrano coerenti con l’intento di riforma del legislatore orientato ad allargare il campo dei soggetti e delle attività dell’impresa sociale. Diventa, allora, ancor più urgente che il Governo notifichi alla Commissione UE anche queste norme fiscali, in modo che la spinta ad irrobustire il campo dell’economia sociale si faccia più marcata e duratura e che un numero significativo di soggetti possa avvalersi sia delle nuove norme fiscali, sia dei nuovi sostegni previsti nell’Action Plan dell’Economia sociale varato dalla Commissione Europea a fine 2021. A tal fine Terzjus, in collaborazione con Unioncamere, dedicherà un apposito approfondimento alle “nuove” imprese sociali nel prossimo Terzjus Report 2022.