Volontariato di competenza in più di 4.000 imprese

[di Ilaria Ioannone e Gabriele Sepio, articolo pubblicato su «Il Sole 24 Ore» di giovedì 12 ottobre 2023]

Con il “volontariato di competenza” in crescita i progetti che coinvolgono imprese, lavoratori e enti del terzo settore anche con il sostegno del fisco.Un modello sempre più diffuso nel contesto italiano se si tiene conto che oggi sono circa 5milioni le persone che si dedicano stabilmente alle attività di volontariato permettendo il perseguimento delle finalità di interesse generale da parte degli enti del Terzo settore. Quattro le principali forme di volontariato messe in campo dalle aziende e di cui l’ultimo Report di Fondazione Terzjus – di cui si attende l’aggiornamento – dà evidenza. Si passa da un volontariato professionalizzante, rivolto a giovani quadri o esecutivi con prospettive di crescita a cui viene data la possibilità di fare esperienze presso enti non profit che operano all’estero per implementare le proprie competenze, ad uno con valenza educativa che vede i lavoratori impegnarsi come modelli di ruolo nei confronti di bambini e ragazzi. Una terza forma di volontariato, invece, definita di consulenza punta a fornire assistenza alle realtà del mondo non profit per lo svolgimento di compiti specifici. Pensiamo, ad esempio, alla redazione del bilancio sociale o d’esercizio. Mentre la quarta forma di volontariato, c.d. di emergenza, ha avuto uno sviluppo importante nel periodo della pandemia attraverso varie forme di sostegno realizzate mobilitando i lavoratori, pensiamo alla attivazione del call center di pubblica utilità da parte di Roche cui hanno aderito 250 dipendenti dell’azienda. Un contesto, quello delineato, che persegue due principali obiettivi. Il primo, indirizzato verso l’esterno, volge lo sguardo al sostegno del bene comune attraverso la messa a disposizione di competenze aziendali a favore della comunità. Il secondo, che punta al coinvolgimento dei propri lavoratori in un percorso volto ad acquisire nuove competenze e di crescita. A mostrare l’interesse delle aziende al volontariato di competenza sono gli stessi dati pubblicati lo scorso 27 luglio dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, Sono, infatti, più di 4mila le imprese (il 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti) che hanno offerto al proprio personale l’opportunità di svolgere il “volontariato di competenza” e altre 21mila (il 26%) sono interessate a consentirlo in futuro.  Dai dati pubblicati, inoltre, emerge una maggiore diffusione del fenomeno del volontariato tra le imprese del nord-ovest (5,6%) e nei settori dei servizi (5,4%), con i picchi più elevati in alcuni dei comparti dei servizi alle imprese, come l’ICT (l’8,4% delle aziende con almeno 50 dipendenti concede la possibilità di fare volontariato), i servizi di consulenza (9,1%) e i servizi finanziari e assicurativi (13,8%). Per l’industria, invece, la percentuale si attesta al 3,9%, con valori superiori per quanto riguarda il comparto delle costruzioni (5,5%). Esaminando i dati a livello aziendale, si osserva una maggiore propensione per il volontariato di competenza nelle imprese di medio grandi dimensioni con 250-499 dipendenti, dove la quota raggiunge il 6,6% e in quelle più grandi con almeno 500 dipendenti (5,5%), mentre le imprese di medio-piccole dimensioni presentano valori più contenuti (4,4%). Sul fronte delle attività di volontariato svolte dal personale, queste si concretizzano principalmente (nel 47,7% dei casi) nella partecipazione a community day. Giornate dedicate dal dipendente a varie attività di rilevanza sociale con il supporto e la promozione dell’azienda; pensiamo, tra le attività piu diffuse, all’impegno a favore delle case famiglia per disabili oppure alle attività di volontariato nelle carceri o alla pulizia di parchi o giardini. Di particolare interesse poi sono i dati legati alle aziende che consentono ai propri collaboratori di dedicare diverse giornate – anche settimane o mesi – ad attività di informazione e sensibilizzazione culturale/sociale/ambientale in call center, negli sportelli informativi dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSV) in incontri pubblici o del terzo settore (22,5%); oppure ad attività educative a favore di studenti e minori in difficoltà (17,5%).  Dati incoraggianti accompagnati dal riconoscimento del beneficio fiscale previsto dall’art. 100 TUIR  volto a valorizzare il ruolo dell’impresa nel contesto dell’economia sociale. Il vantaggio consiste nella possibilità per il datore di lavoro di dedurre nel limite del 5 per mille dell’ammontare complessivo, le spese relative all’impiego di lavoratori dipendenti per prestazioni di servizi erogate a favore di Onlus, ed in futuro (dopo l’autorizzazione UE) agli enti del Terzo settore non commerciali. In sostanza il fisco riconosce all’impresa la piena inerenza del costo del lavoratore anche qualora svolga la propria attività a favore di un ente non profit. Si tratta di una disposizione che, almeno nella ratio, consente di premiare anche le aziende che, in luogo del denaro, optano per la donazione di specifiche competenze. 

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. È vietato qualsiasi utilizzo, totale o parziale, del presente documento per scopi commerciali, senza previa autorizzazione scritta di Terzjus.
Torna in alto

Ricevi aggiornamenti,
news e approfondimenti sulle attività di Terzjus