Nel 2024 scelte a quota 603 milioni di euro, ma il limite è a 525 milioni
[di Luigi Bobba e Gabriele Sepio in Norme & Tributi de «Il Sole 24 Ore» di venerdì 13 giugno, pag. 36]
Quasi 18 milioni di italiani hanno scelto di destinare la quota Irpef al non profit
Cinque per mille: anche quest’anno il tetto di spesa “tradisce” la volontà dei contribuenti che scelgono di finanziare le realtà dell’economia sociale. Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate, il cinque per mille 2024 vale ben 603 milioni di euro, ossia circa 79 milioni di euro oltre il tetto massimo di 525milioni fissato ex lege. Un gap che rappresenta un taglio netto e silenzioso imposto a discapito degli enti beneficiari, che ricevono meno fondi di quanti ne sarebbero spettati sulla base delle preferenze dei contribuenti italiani. Ma il 2024, per il cinque per mille segna anche un nuovo traguardo in termini di partecipazione: sono oltre 17,9 milioni gli italiani che hanno scelto di destinare una quota della propria IRPEF a enti del Terzo Settore, enti di ricerca scientifica, comuni e associazioni sportive. Un record che conferma il radicamento dello strumento nel panorama della fiscalità di solidarietà e testimonia la crescente fiducia dei cittadini nei confronti del mondo non profit. Eppure, questo dato positivo cela un paradosso strutturale che, ormai da anni, mina la credibilità del sistema. A fronte di un numero crescente di preferenze (+714.000 rispetto al 2023) le risorse effettivamente distribuite agli enti sono rimaste sostanzialmente invariate. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate l’importo totale erogato nel 2024 è pari a oltre 523 milioni di euro di cui ben 330milioni saranno destinati agli ETS, 86milioni alla ricerca sanitaria e poco più di 69milioni alla ricerca scientifica. A seguire associazioni sportive dilettantistiche (oltre 18milioni), i Comuni (15milioni) e gli enti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici (quasi 3milioni) e gli enti gestori delle aree protette (oltre 667mila euro). Dati, peraltro, in linea con il cinque per mille 2023 che ha visto distribuire risorse per oltre 520 milioni di cui ben 332milioni in favore di ETS e ONLUS. Ma quello che accomuna le due annualità è legato allo sforamento del tetto di spesa che anche nel 2023 ha visto mancata distribuzione integrale delle somme sulla base dei contribuenti (oltre 28milioni di euro). Una distorsione che non è destinata in alcun modo a risolversi, bensì, ad avere un’evoluzione “peggiorativa” nel corso dei prossimi anni se si tiene conto dell’ampliamento della platea di potenziali beneficiari del cinque per mille. Gli stessi numeri pubblicati sul RUNTS dimostrano come oggi sono oltre 136mila gli enti iscritti nel Registro destinati a crescere anche in vista della “chiusura dei battenti” dell’Anagrafe ONLUS al cui interno si trovano ancora circa 19mila realtà. Ciò significa che per il cinque per mille 2025 potremmo trovarci di fronte al paradosso in cui lo sforamento del tetto potrebbe arrivare a superare i 100milioni di euro. Di fatto, il cinque per mille si avvicina sempre più a un “quattro per mille”, addirittura “tre per mille” svilendo la propria funzione redistributiva. Ma vi è un ulteriore elemento che merita una riflessione. La quota di “indistinto”, cioè quella parte del fondo che si riferisce alla quota non optata e che viene redistribuita in proporzione alle scelte espresse (indicazione del codice fiscale del beneficiario) potrebbe in futuro aumentare in ragione del fatto che gli ETS beneficiari stanno crescendo in modo notevole. Erano poco più di 50.000 nel 2022, quasi 59.000 nel 2023 e più di 68.000 nel 2024. Attualmente le scelte espresse rappresentano poco più del 68% delle risorse distribuite mentre il restante 32% viene assegnato in proporzione tra i soggetti prescelti. Ciò fa presumere che nei prossimi anni si verificherà un progressivo ridimensionamento di questa componente, in quanto un numero crescente di contribuenti eserciterà sul cinque per mille un’opzione puntuale con l’indicazione non della semplice finalità, ma dello specifico beneficiario, rafforzando così il legame tra fiscalità e partecipazione civica. Una tendenza che, se confermata, porterebbe il cinque per mille ad aderire sempre più fedelmente alla volontà del contribuente. Il trend dello strumento del 5 per mille – tra il 2022 e il 2024 vi sono stati circa 1.400.000 contribuenti in più che hanno deciso di avvalersi di questa facoltà – ne rafforza l’efficacia, il grande appeal verso i contribuenti e il progressivo riconoscimento collettivo del ruolo del terzo settore italiano. È evidente l’urgenza di un intervento correttivo da parte del legislatore che potrebbe considerare prima di tutto la definitiva eliminazione del tetto al 5 per mille o, quantomeno, una sua rimodulazione annuale sulla base delle scelte effettive dei contribuenti. In tutto questo va considerata l’esigenza di introdurre un meccanismo di salvaguardia per garantire l’integrale erogazione almeno per gli enti che registrano un meritorio incremento netto di firme rispetto all’anno precedente.