“Gli enti del Terzo settore: cardine dei servizi socio-sanitari”. Andrea Bassi presenta in sintesi il Capitolo V del Terzjus Report 2024

Con l’abstract di Andrea Bassi, prosegue la pubblicazione settimanale delle sintesi dei capitoli del Terzjus Report 2024.

di A. Bassi, “Gli enti del terzo settore: cardine dei servizi socio sanitari”, in A due passi dalla meta. Verso il completamento della riforma. Quarto rapporto sullo stato e le prospettive del diritto del terzo settore in Italia, Cap V, pagg. 229-256, Editoriale Scientifica, Napoli 2025.

GLI ENTI DEL TERZO SETTORE: CARDINE DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI [1]
di Andrea Bassi [2]

Il terzo settore costituisce uno dei pilastri fondamentali del sistema di welfare nel nostro paese, accanto all’intervento pubblico, al mercato (in specie nel settore sanitario) e al welfare familiare.

Se si esclude il lavoro pionieristico di Colozzi e Donati, pubblicato ormai nel lontano 2000 [3], a conoscenza di scrive non vi sono indagini sistematiche espressamente dedicate all’apporto del terzo settore in ambito sanitario. Pertanto nelle pagine che seguono faremo riferimento ai (pochi) dati disponibili grazie ai censimenti e alle rilevazioni ISTAT.

Dato il taglio del presente lavoro ci focalizzeremo esclusivamente sugli enti di terzo settore che operano nei comparti della “Sanità” e della “Assistenza Sociale”, dei quali costituiscono una componente imprescindibile.

In questa sede può essere utile portare a sintesi i tre principali trend analizzati: a) l’andamento delle unità operative; b) l’andamento del personale dipendente; c) l’andamento dei volontari.

Tabella 1Andamento unità operative nei settori Sanità e Assistenza sociale – anni 2011-2021

Settore di attività20112021

V.A.%V.A.%
Sanità10.9693,6    12.2443,4
Assistenza sociale e Protezione civile25.0448,335.2979,8

36.01311,947.54113,2
TOTALE301.191
360.625

Come è possibile osservare dai dati riportati nella tabella 1, nel periodo considerato vi è stato un incremento di 59.434 unità operative (+ 19,7%) nell’intero settore non profit in Italia. Laddove nei due comparti qui analizzati si registra un tasso di crescita molto più rilevante: 11.528 unità (+ 32,0%).

Tabella 2Andamento dipendenti nei settori Sanità e Assistenza sociale – anni 2011-2021

Settore di attività20112021

V.A.%V.A.%
Sanità158.83923,3    96.72010,8
Assistenza sociale e Protezione civile225.10833,1437.61749,0

383.94756,4534.33759,8
TOTALE680.810
893.741

Per quanto riguarda il personale dipendente (cfr. Tab. 2), nel periodo vi è stato un incremento di 212.931 unità, ovvero i lavoratori retribuiti nel terzo settore sono cresciuti di quasi un terzo (+ 31,3%); laddove nei due comparti qui analizzati essi sono aumentati di 150.390 unità (+ 39,2%).

Relativamente al personale volontario attivo nel terzo settore italiano (Cfr. Tab. 3), nel decennio si sono perse 141.707 unità (- 3,0%). Tale diminuzione però non ha riguardato i comparti della Sanità e dell’Assistenza sociale, i quali invece hanno registrato un incremento di volontari, rispettivamente di 130.184 unità (+ 38,5%) e di 119.682 (+ 20,0%). Insieme i due ambiti passano da poco meno di un quinto (19,7%) del totale complessivo di volontari operanti nel settore non profit a poco più di un quarto (25,7%). 

Tabella 3Andamento volontari nei settori Sanità e Assistenza sociale – anni 2011-2021

Settore di attività20112021

V.A.%V.A.%
Sanità337. 6997,1467.88310,1
Assistenza sociale e Protezione civile598.95212,6718.63415,6

936.65119,71.186.51725,7
TOTALE4.758.622
4.616.915

In sintesi, come si evince dai dati contenuti nelle tabelle sopra riportate, il terzo settore in ambito socio-sanitario è cresciuto costantemente nel periodo 2011-2021 rispetto a tutti e tre i parametri considerati e in misura significativamente maggiore rispetto agli enti operanti negli altri settori di intervento:

  1. Come numero di enti/organizzazioni (+32% rispetto ad un +19,7% del totale); 
  2. Come numero di lavoratori dipendenti (+39,2% rispetto ad un +31,3% del totale);
  3. Come numero di personale volontario (+26,7% rispetto ad un – 3,3% del totale);

in particolare si sottolinea come mentre il settore nel suo complesso ha registrato nel decennio una diminuzione (seppur lieve) di volontari attivi, gli ambiti della sanità e dell’assistenza hanno mostrato una crescita continua di dimensioni rilevanti +38% in sanità e +20% nel socio-assistenziale.

Come si è potuto constatare nel periodo pandemico il terzo settore di cura alla persona è stato in grado di attivare migliaia di sedi operative distribuite su tutto il territorio nazionale e decine di migliaia di operatori (retribuiti e volontari) che hanno consentito di garantire alcuni servizi minimi essenziali per la qualità della vita di milioni di cittadini italiani, in particolare quelli più fragili e a maggior rischio di vulnerabilità. 

Nella fase del lock-down erano i volontari del tessuto associativo del nostro paese che portavano la spesa e i medicinali a domicilio, che garantivano i trasporti sanitari per persone anziane e non pienamente auto-sufficienti, rompendo così le condizioni di solitudine involontaria, purtroppo sempre più diffuse nel nostro paese, in specie in contenti ad elevato grado di urbanizzazione. 

Il terzo settore di care si è dimostrato efficiente, efficace, flessibile e resiliente, riconvertendo in tempi rapidi prassi e routine consolidate in nuove modalità operative e nuovi servizi per fronteggiare lo stato di “emergenza” dovuto alla pandemia. 

Date le considerazioni summenzionate stupisce che non vi siano al momento in Italia dati istituzionali sull’apporto del terzo settore in ambito sanitario e socio-assistenziale. Ad esempio nell’ultima edizione Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale [4] vengono censite le strutture che erogano servizi sanitari e socio-sanitari distinguendo tra “pubbliche” e “private convenzionate”, ma all’interno di queste non vi è la distinzione tra profit e non profit, si veda tabella sotto riportata. Anche se in più punti il Rapporto menziona il fatto che una quota non irrilevante delle strutture private è costituita da attori del terzo settore, in gran parte di natura fondazionale.

In base alla classificazione INCPO [5] adottata dall’Istat l’ambito sanitario si articola nei seguenti quattro sotto-settori principali:

  1. Servizi ospedalieri generali e riabilitativi;
  2. Servizi sanitari residenziali e semiresidenziali (non ospedalieri);
  3. Servizi psichiatrici ospedalieri e non ospedalieri;
  4. Altri servizi sanitari (1. Servizi sanitari a domicilio; 2. Servizi ambulatoriali; 3. Soccorso e trasporto sanitario; 4. Donazioni di sangue, organi, tessuti e midollo; 5. Attività di Pet Therapy; 6. Servizi di accoglienza e/o orientamento (servizi di accesso all’assistenza sanitaria); 7. Promozione della salute ed educazione agli stili di vita salutari; 8. Unità di strada servizi prevenzione).

Dai dati illustrati e commentati nelle pagine precedenti risulta come il terzo settore in Italia rivesta un ruolo chiave nel comparto sanitario e socio-sanitario, sia in termini di unità operative che di addetti. In alcuni ambiti come “servizi socio-sanitari residenziali” (RSA), “servizi socio-sanitari semiresidenziali”, “servizi sanitari a domicilio”, “servizi di soccorso e trasporto sanitario” [6], “donazioni di sangue, organi, tessuti e midollo” [7] esso costituisce il principale fornitore (se non l’unico), spesso in convenzionamento con il servizio pubblico.

Tale protagonismo viene ad articolarsi in modo specifico a seconda della tipologia organizzativa, laddove le fondazioni e le varie forme di impresa sociale sono maggiormente presenti nei servizi cosiddetti “duri” come quelli residenziali e semi-residenziali; le cooperative sociali rivestono un ruolo prevalente nell’ambito dei servizi territoriali e domiciliari; il mondo del volontariato svolge un ruolo di assoluto protagonista nei settori del soccorso e trasporto sanitario nell’ambito delle donazioni; l’universo associativo è particolarmente presente nelle attività di advocacy, della tutela e promozione dei diritti dei pazienti, utenti e cittadini.

Nel prossimo futuro è ipotizzabile un ulteriore rafforzamento delle formazioni organizzate della società civile in ambito sanitario anche alla luce degli investimenti previsti dal PNRR, in quanto in un certo senso sorprendentemente, l’ambito in cui le misure del PNRR assumono in maniera chiara un orientamento ispirato ai principi del welfare di comunità è quello sanitario. 

Tale marcato orientamento ai servizi di prossimità e alla attenzione alla comunità nei programmi di spesa inclusi nella Missione 6 – Salute, è volto probabilmente a colmare un divario che era venuto crescendo negli ultimi due decenni in ambito sanitario tra servizi ospedalieri (di natura specialistica e residenziale) e servizi di cura della salute a livello territoriale, sia in termini di impiego di risorse economiche che di investimenti per la qualificazione degli operatori. 

In particolare ci preme soffermare l’attenzione sulla misura di investimento 1.1Case della Comunità e presa in carico della persona” che rappresenta poco meno del 30% del totale delle risorse messe a disposizione della Componente 1 della Missione n. 6.

Il piano prevede l’attivazione in un quinquennio (entro la metà del 2026) di circa mille e trecento Case della Comunità, utilizzando sia strutture già esistenti (ex Case della Salute) sia realizzandone delle nuove, per un investimento complessivo di due miliardi di euro.

Nella medesima direzione di costruire un sistema di welfare territoriale di prossimità è orientata la misura di investimento 1.3 “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità)” che rappresenta poco meno del 15% del totale delle risorse messe a disposizione della Componente 1 della Missione n. 6.

Non v’è dubbio che sia le Case della Comunità che gli Ospedali di Comunità favoriranno un rinnovato protagonismo degli attori di terzo settore [8] presenti a livello locale nei territori interessati, incentivando processi di co-programmazione e di co-progettazione tra pubblico e privato non lucrativo. Di cui si vedono già diverse esperienze in atto [9].

In conclusione il presente lavoro fornisce un primo inquadramento generale del contributo che il terzo settore apporta nel comparto socio-sanitario. Con l’auspicio che, data la centralità che il terzo settore riveste nella fornitura di servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali nel nostro paese (in alcuni sotto ambiti costituendo il primo pilastro: raccolta del sangue; trasporto sanitario, servizi domiciliari, ecc.) nel prossimo futuro esso acquisisca sempre maggiore visibilità nel dibattito pubblico, in ambito scientifico ed istituzionale, promuovendo indagini e ricerche che forniscano dati attendibili da mettere a disposizione del decisore pubblico (e non solo) nel processo di definizione delle policies

NOTE:

[1] Sintesi del Capitolo pubblicato sul Quarto Rapporto Terzjus, 2025.

[2] Professore di Sociologia Generale – Università di Bologna – Forlì Campus.

[3] Colozzi I. e Donati P. (a cura di) (2000), La sanità nonprofit. Il ruolo del privato sociale nei servizi sanitari, Maggioli Editore, Rimini.

[4] Ministro della Salute (2024), Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Assetto organizzativo, attività e fattori produttivi del SSN – Anno 2022, Direzione Generale della digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica, Roma, 2024.

[5] International Classification of Nonprofit Organizations, elaborata dalla Johns Hopkins University e ripresa nell’Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts (elaborato dalla Divisione di Statistica – Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite). Il sistema di classificazione ICNPO è organizzato in 12 gruppi, corrispondenti ai settori, e 29 sottogruppi che individuano le attività.

[6] Si veda qui il ruolo svolto dalle tre principali reti associative nazionali: ANPAS, Misericordie, Croce Rossa Italiana.

[7] Per il conferimento del sangue il sistema italiano fa affidamento esclusivamente sull’apporto di organizzazioni di volontariato: AVIS, FIDAS, Fratres e Croce Rossa Italiana. Le quali detengono una sorta di monopolio nella promozione, raccolta e conservazione del sangue ed emo-componenti, in stretta collaborazione con il SSN.

[8] Come espressamente previsto dal recente Decreto 23 maggio 2022, n. 77 del Ministero della Salute “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”. Si veda voce 5 “Case di Comunità” dell’Allegato 1.

[9] Cantieri_Linee guida_consigli operativi della Regione Toscana; Coprogettare per la salute e il benessere a Bologna.

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. È vietato qualsiasi utilizzo, totale o parziale, del presente documento per scopi commerciali, senza previa autorizzazione scritta di Terzjus.
Torna in alto

Ricevi aggiornamenti,
news e approfondimenti sulle attività di Terzjus