Imprese sociali sempre più plurali: accanto alle cooperative crescono società di capitali e srl

di Maurizio Carucci

La riforma del 2017 rappresenta uno spartiacque per le imprese sociali in Italia. L’obiettivo del legislatore era quello di rilanciare lo strumento dell’impresa sociale dopo i modesti risultati ottenuti dalla previgente disciplina. A tal fine, è stato adottato un nuovo testo di legge che, pur mutuando la struttura dal precedente, presenta soluzioni innovative e si trova inoltre inquadrato nella più ampia cornice del Terzo settore e del suo Codice. Un ampio panorama della situazione è tracciato ne Le “nuove” imprese sociali – Tendenze e prospettive dopo la riforma del Terzo settore, edito dai Quaderni di Terzjus-Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale. Il volume analizza la “nuove” realtà costituite successivamente alla riforma da più punti di vista, non solo giuridico, e intende costituire il primo passo di un più lungo percorso di analisi e ricerca sul Terzo settore che Unioncamere e la Fondazione Terzjus ETS si propongono di realizzare al fine di esplorare e valutare gli effetti reali della riforma, soprattutto sul mondo delle imprese sociali. 

Il volume – a cura di Luigi Bobba (presidente di Terzjus), Antonio Fici (professore associato di Diritto privato nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, avvocato e direttore scientifico di Terzjus) e Claudio Gagliardi (vice segretario generale di Unioncamere) – ha raccolto i contributi di Luigi Bobba, Sonia Carbone, Antonio Fici, Claudio Gagliardi, Gianfranco Marocchi, Mara Moioli, Gianluca Salvatori, Gabriele Sepio, Paolo Venturi e Flaviano Zandonai. 

Con la “grande” riforma del 2017 cambia sostanzialmente la situazione di tutte le imprese sociali, incluse le cooperative sociali e i loro consorzi. Pur non essendo ancora efficaci le norme fiscali, la fisionomia delle imprese sociali sta significativamente mutando. Dall’analisi dei dati della sezione apposita del Registro delle imprese, emerge un’impresa sociale sempre più plurale nelle sue forme giuridiche. In particolare, la componente delle società di capitali è in costante aumento rispetto a quella delle cooperative sociali, che comunque rimangono la forma giuridica nel complesso più utilizzata. Gli effetti della riforma si fanno dunque sentire e non solo sul numero di “nuove” imprese sociali, che cresce a un ritmo elevato, ma anche sulla composizione interna di questa categoria di soggetti. V’è pertanto da attendersi l’intensificarsi di questa tendenza allorché le misure fiscali otterranno il nulla-osta della Commissione europea.
L’esiguo numero di 468 imprese sociali diverse dalle cooperative sociali (e dai loro consorzi) registrate alla data del 20 luglio 2017 dimostra infatti il fallimento del progetto sotteso al decreto legislativo 155/2006, che era di favorire lo sviluppo dell’impresa sociale “oltre” la cooperazione sociale. L’indagine “Impresa sociale come stai?”, promossa da Unioncamere in collaborazione con Terzjus, ha avuto come campo di osservazione le “nuove” imprese sociali, ossia le imprese costituite o che hanno acquisito tale qualifica dopo l’entrata in vigore (il 20 luglio 2017) del d.lgs. 112/2017 di “Revisione della disciplina in materia di impresa sociale”. L’ammontare complessivo delle imprese sociali riversate nel Registro prima dell’avvio dell’indagine è di 23.411 unità, di cui però oltre 3.700 sono in stato di liquidazione o fallimento. Tra le circa 20mila imprese sociali attive o inattive, sono state individuate le “nuove” imprese sociali che ammontano, all’aprile 2022, a 3.438. Le restanti 16.249 imprese sociali risultano essere costituite e/o iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese prima dell’entrata in vigore della nuova disciplina sull’impresa sociale. Nel primo capitolo di Antonio Fici del suddetto volume, viene spiegata la volontà del legislatore di riformare il Terzo settore adottando un nuovo testo di legge, che cambia sostanzialmente la situazione di tutte le imprese sociali, incluse le cooperative sociali. Pur non essendo ancora efficaci le norme fiscali (presentate e illustrate da Gabriele Sepio nel secondo capitolo del libro), la fisionomia delle imprese sociali sta significativamente mutando. Dall’analisi dei dati della sezione apposita del Registro delle imprese (realizzata nel terzo capitolo da Luigi Bobba e Claudio Gagliardi e commentata da Paolo Venturi e Flaviano Zandonai nel settimo capitolo), emerge un’impresa sociale sempre più plurale nelle sue forme giuridiche di costituzione. In particolare, nell’anno in corso, gli enti diversi dalle cooperative sociali (e loro consorzi) hanno costituito per la prima volta la maggioranza degli enti iscritti nella sezione “imprese sociali” del Registro delle imprese. In questa (ampia) maggioranza figurano soprattutto società di capitali e tra esse società a responsabilità limitata.
A tal riguardo fa ben sperare il favor per le imprese sociali e adesso per gli enti dell’economia sociale, manifestato nell’ultimo decennio dalle istituzioni europee (a questo specifico tema è dedicato il capitolo di Gianluca Salvatori). 

Le “nuove” imprese sociali hanno caratteristiche particolari non solo sul fronte giuridico, ciò che incide sui bisogni che esse manifestano e sulle possibili risposte che, in termini di servizi loro rivolti, possono fornire i soggetti a ciò deputati, a cominciare dalle Camere di commercio (quarto capitolo di Mara Moioli del Volume). L’attenzione del sistema camerale verso il settore delle imprese sociali si concentra anche sui profili relativi al lavoro in queste imprese. Dai dati al riguardo raccolti nell’indagine Excelsior (presentata da Claudio Gagliardi e Sonia Carbone nel quinto capitolo di questo libro e commentata da Gianfranco Marocchi nel suo sesto capitolo), le imprese sociali dimostrano un’elevata propensione ad assumere e sono alla ricerca di profili altamente qualificati, nonostante contingenze serie, come la crisi pandemica. Le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale sembrano rendere le imprese sociali più solide e resilienti delle imprese orientate al profitto, ciò che in verità non sorprende, ma si dimostra in perfetta coerenza con i risultati delle analisi teoriche dedicate agli enti del Terzo settore. 

[Pubblicato su «Avvenire» di mercoledì 13 marzo 2023]

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