Tempi stretti per il dossier alla UE sul fisco agevolato per il Terzo settore

Per il terzo settore occhi puntati sull’autorizzazione Ue dopo l’approvazione ieri alla Camera del pacchetto di emendamenti ai decreti di riforma contenuti nel Dl Semplificazioni.  Quest’ultimo completa la parte fiscale e incrementa il plafond (servizi di interesse economico generale, Sieg) degli aiuti di Stato di cui potranno beneficiare gli enti del terzo settore fino a un massimo di 500 mila euro in tre anni.

Un tassello, quello europeo, senza il quale il mosaico della riforma non potrà dirsi completato e che al momento ha impedito l’utilizzo della maggior parte delle risorse stanziate a partire dal 2016 per l’avvio delle misure fiscali.

Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro Orlando, subito dopo l’approvazione degli emendamenti, sembrano andare nella direzione giusta di accelerare l’invio del fascicolo alla UE ma occorre fare presto anche in considerazione della rilevanza delle misure che al momento risultano “bloccate” dalla mancanza del vaglio europeo.

Tra queste vi è la norma che introduce le nuove regole per inquadrare le attività svolte dagli Ets come commerciali o meno e che inciderà anche sulla possibilità per gli enti di accedere ad importanti misure di vantaggio come il social bonus o i regimi fiscali agevolativi previsti dal codice del terzo settore (Cts).

Pensiamo al regime forfettario (articolo 80 Cts) applicabile agli enti non commerciali con coefficienti di redditività a partire dal 5%, oppure alla misura prevista per organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale che, nel limite dei 130mila euro di entrate, potranno beneficiare di coefficienti di redditività ridottissimi (1 e 3%) senza applicare l’Iva né le ritenute.

Restano al momento ferme anche le misure previste per le imprese sociali che sebbene in crescita (sono 3.438 quelle di nuova iscrizione dall’avvio della riforma) mancano di un regime fiscale di favore.

Dopo il vaglio Ue potranno beneficiare dell’integrale detassazione degli utili accantonati a riserva e destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o ad incremento del patrimonio, garantendo peraltro a chi decide di investire in una società – impresa sociale di poter beneficiare di una detrazione Irpef del 30% o di una deduzione Ires del 30 per cento.

Altrettanto fondamentale per gli Ets è la piena operatività degli strumenti di finanza sociale con il via libera ai titoli di solidarietà (articolo 77 Cts) con i quali si potrà incentivare la raccolta finalizzata alla concessione di prestiti agevolati a favore degli enti del Terzo settore

L’attesa dell’autorizzazione Ue prolunga, inoltre, il periodo transitorio Iva con il rischio di escludere dal regime di esenzione molte attività di interesse generale svolte dagli Ets non commerciali, come, ad esempio, le prestazioni socio sanitarie o quelle di ricovero e cura.

Fino alla operatività delle misure fiscali resterà inoltre “congelata” l’anagrafe Onlus che non consentirà nuove iscrizioni bloccando nel contempo tutte quelle realtà che, svolgendo attività commerciale, dovranno attendere necessariamente il varo delle nuove misure fiscali prima di entrare nel Runts.

[di Gabriele Sepio, pubblicato su Norme & Tributi de «Il Sole 24» Ore di giovedì 28 luglio 2022]

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