Libertà è partecipazione: intervento introduttivo del Presidente Luigi Bobba alla 5^ edizione di Global Inclusion

Intervento introduttivo del Presidente Luigi Bobba alla 5^ edizione di Global Inclusion – Milano 13 novembre

Perché abbiamo scelto il titolo di questa nota canzone del cantautore genovese Giorgio Gaber? Che legame ha con la mission del Comitato Global Inclusion? E come l’ecosistema dell’ inclusione – imprese, università e Terzo settore – può contribuire  a realizzare il dettato dell’art.3 della Costituzione?

A prima vista la scelta potrebbe apparire un poco sorprendente, ma una rilettura delle espressioni più iconiche del testo della canzone di Gaber, ci aiuta a comprendere la scelta: la libertà e la democrazia non possono vivere solo di delega; non basta avere solo un’opinione se non si è capaci di ascoltare e confrontarsi con le ragioni dell’altro; la libertà e la democrazia non si alimentano solo  con gesti o qualche invenzione; la libertà non è solo il volo di un moscone, qualcosa di effimero, ma è partecipazione.

Cosa ci dicono dunque le parole profetiche di Gaber?  Come rileggerle dentro  a delle societa’ sempre più segnate da fratture, da radicalizzazioni prima culturali che politiche, dal dominio di grandi apparati tecno- scientifici e mediatici, da uno uno sfrangiarsi dei legami comunitari che genera una solitudine crescente?

“Libertà è partecipazione” è solo uno slogan datato, oppure evoca un orizzonte di senso, una via per ricucire i lembi straappati del tessuto sociale e per ricomporre le tante fratture delle nostre società?

La risposta forse la si trova in alcuni  segnali che ci indicano che la partecipazione puo’ ancora essere uno strumento per dare linfa nuova  alla libertà e per alimentare le nostre democrazie che si sono fatte esangui.

E qui voglio richiamare qualche piccolo segno di questa possibile rinascita.

Mi riferisco ai processi partecipativi che nascono dai nostri comportamenti come consumatori, lavoratori e risparmiatori. Il “voto con il portfoglio” – per citare l’economista Leonardo Bechetti – è un formidabile strumento  per scegliere tra i prodotti utili alla nostra vita quotidiana quelli che incorporano  elementi di sostenibilità ambientale e sociale e che garantiscono, nel processo di produzione, un trattamento dignitoso delle persone che lavorano. Un modo per premiare quelle imprese che fanno della responsabilità sociale non una cipria per farsi belle di fronte ai consumatori, ma un orizzonte strategico nel modo di organizzare i processi produttivi.

In secondo luogo, il crescente successo dei prodotti della “finanza etica” indica che i risparmiatori non sono oche da ingrasso, ma soggetti capaci di decidere dove collocare i propri risparmi tenendo conto non solo della rendita dei titoli finanziari offerti, ma scegliendo quelli che investono in aziende che rispettano precisi criteri di sostenibulità.

O ancora, il volontariato di competenza che riguarda una nicchia delle aziende italiane (5%) ma interessa potenzialmente un altro 20%. Un modo per le imprese di sostenere progetti ad alto valore sociale realizzati da ETS presso i quali vengono distaccati, in modo non oneroso, propri collaboratori che mettono a disposzione le proprie competenze e la propria professionalià. In tal modo la finalità solidaristica e di utilità sociale entra a pieno titolo nella mission aziendale.

E, infine, altro segnale interessante, la crescita delle imprese sociali.

Dopo la riforma del 2017, ne sono nate piu di 5.000 con un trend annuale di crescita pari a quasi il 5% all’anno, a fronte di un curva quasi piatta per le aziende profit. Una via per tenere insieme valore economico e valore sociale, crescita professioanle e vocazione sociale.

Segnali deboli, direte; segnali che però ci indicano che la rassegnazione ad un vita sociale sempre più polarizzata, al domino delle grandi company nel campo dei consumi, ad una finanza spesso fuori controllo, ad imprese che non valorizzano i talenti dei loro collaboratori, si può sconfiggere. Delle alternative esistono e sono alla portata delle persone, delle imprese del terzo settore, delle università, dei media.

 Basta avere il coraggio di ricomnciare. Perché, come scriveva Cesare Pavese “ E’ bello vivere perché vivere è ricomciare, sempre, ad ogni istante”

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