Volontari@work, il premio della Fondazione Terzjus

Il nuovo riconoscimento è destinato alle imprese con più di cinquanta dipendenti che abbiano sviluppato progetti di “volontariato di competenza”

[di Lugi Bobba e Sara Vinciguerra, pubblicato ne «Il Riformista» di martedì 5 dicembre, pag. 10]

Volontari@work è il nome del Premio ideato dalla Fondazione Terzjus e lanciato la settimana scorsa presso la sala stampa della Camera dei deputati con la presenza del presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto. Il premio è destinato alle imprese con più di 50 dipendenti che abbiano sviluppato progetti di “volontariato di competenza”. A prima vista, questa ibridazione tra lavoro e volontariato potrebbe apparire come un ossimoro; invece, il volontariato di competenza ha proprio il merito e l’onere di sfatare luoghi comuni e di aprire la strada per forme nuove di attivismo civico. Se infatti al volontariato si associa un’azione svolta ordinariamente in modo gratuito, spontaneo, personale che non necessita di particolare preparazione professionale, la competenza, al contrario, è sempre associata ad una perizia specifica e fondamentale per una determinata professione all’interno di imprese e quindi collegata ad interessi di business.

Sul tema la Fondazione Terzjus ha svolto una ricerca esplorativa (v. Professione volontario, Rubbettino editore, liberamente scaricabile da www. terzjus.it), perimetrando e identificando attività di volontariato svolte in modo non oneroso da un collaboratore di un’azienda profit a favore di un progetto o di un servizio realizzato da un Ente di Terzo Settore (ETS). Un volontariato che non implica solo una generica dedicazione per un limitato e occasionale periodo di tempo – come per la giornata del volontariato aziendale – , bensì la mobilitazione di specifiche e qualificate competenze maturate nel proprio percorso professionale e aziendale per realizzare attività non lucrative, in intervalli temporali non occasionali e non di breve durata, insieme ad un ETS.

Dall’analisi dei 10 casi presi in esame dalla ricerca, il “volontariato di competenza” sembra assumere quattro forme distinte: il volontariato di emergenza, l’impresa si mobilita sul piano collettivo per tamponare o risolvere un’emergenza (alluvioni, catastrofi naturali, pandemie) il volontariato professionalizzante, come sviluppo del potenziale di giovani quadri mandati in “trincea”, in contesti marginali o pericolosi dove possono maturare doti di leadership o di problem solving utili per la carriera (es. gestire programmi di cooperazione in paesi del Sud del mondo); il volontariato educativo, attività di sostegno di bambini o ragazzi in condizioni di disagio o di povertà educativa; il volontariato di consulenza, assistenza tecnica verso ETS per lo sviluppo di funzioni quali marketing, raccolta fondi, rendicontazione o gestione delle risorse umane.

A partire da questo lavoro di ricerca, grazie alla positiva collaborazione di Unioncamere, nella primavera del 2023, è stata effettuata una rilevazione, mediante il sistema Excelsior, circa quanto fosse diffuso nelle imprese italiane con più di 50 dipendenti il volontariato aziendale e se il “volontariato di competenza” rappresentasse un fenomeno presente nelle stesse imprese. Ne è emersa una fotografia di significativo interesse, se si considera che tra le imprese italiane, la possibilità di svolgere durante l’orario di lavoro attività di volontariato è rintracciabile in circa il 5% dei casi, con punte del 13% nei servizi assicurativi e finanziari e del 9% nelle imprese di servizi avanzati (informatici, consulenza, telecomunicazioni). A questa maggior presenza nelle imprese di servizi, si affianca altresì una diffusione territoriale trasversale con una qualche prevalenza nelle aree del Centro e del Sud del Paese. Un altro dato significativo attiene al potenziale sviluppo del volontariato aziendale, in quanto il 26% delle imprese considerate dichiara che, seppur non ancora attive, sono interessate a promuoverlo in futuro. Dunque più del 30% delle imprese ha introdotto o è interessato a fare volontariato aziendale, mentre il 70 % dichiara di non offrire, ne’ di aver pianificato per il futuro attività di volontariato di impresa. Va precisato che circa la metà delle azioni di volontariato consistono nella partecipazione di lavoratori ai “community day”; dunque attività positive, ma limitate in termini temporali alla giornata del volontariato aziendale. Tuttavia, è altresì vero che circa il 40% delle imprese dichiara di consentire e promuovere una delle quattro tipologie di “volontariato di competenza” e più del 61% conosce la norma fiscale che consente all’impresa di dedurre le spese nel limite del 5 per 1000 dell’ammontare complessivo del costo del personale. In conclusione, il premio “volontari@work”, muovendo proprio da questa duplice indagine quali-quantitativa, si pone l’obiettivo di far emergere un fenomeno ancora di nicchia, ma con importanti potenzialità di sviluppo. Le aziende interessate possono candidarsi al link https://terzjus.it/premio-volontariatwork/ entro il 19 gennaio 2024. Il Premio gode del patrocinio gratuito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di Unioncamere.

La giuria è presieduta dal presidente della Fondazione Leonardo, Luciano Violante. Nel mese di febbraio 2024, le aziende che saranno state selezionate, riceveranno uno speciale menzione in una cerimonia pubblica.

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